LA MADONNA DEL BALDACCHINO

Il confronto diretto tra l’opera di Raffaello Sanzio e la copia seicentesca di Pier Dandini è una occasione unica e irripetibile attorno a cui ruota tutto il progetto di mostra.

La Madonna del Baldacchino, Raffaello Sanzio, olio su tela (279×217 cm), 1506-1508 circa

La Madonna del Baldacchino fu realizzata da Raffaello tra il 1506 e il 1508 ed è l’unica, ad oggi nota, fra quelle di grandi dimensioni e di destinazione pubblica, appartenenti al periodo fiorentino del grande artista urbinate.

L’invenzione di Raffaello è una delle sue più memorabili per l’armonia delle figure, la delicatezza delle espressioni e la capacità di costruzione dello spazio, arioso e monumentale ma al tempo stesso misuratissimo.

La pala fu realizzata commissione della famiglia Dei per la Chiesa di Santo Spirito a Firenze ma, in realtà, non fu mai collocata nel luogo per il quale fu concepita. Pochi anni dopo la sua realizzazione, Baldassarre Turini, alto prelato vissuto nel primo cinquecento ed esponente di spicco della comunità pesciatina, ne entrò in possesso e la fece collocare nella cappella-mausoleo di famiglia all’interno del Duomo di Pescia.

L’opera rimase nella città della Valdinievole fino al 1697, quando fu acquistata dal Gran Principe Ferdinando de’ Medici, che la riportò a Firenze nella reggia di Palazzo Pitti, sua attuale sede, dove è esposta tra i capolavori della Galleria Palatina.

La vendita scatenò violente reazioni da parte dei pesciatini, profondamente legati al culto della Vergine e al quadro di Raffaello, tanto che fu necessario spostarla di notte per poterla trasportare a Firenze, sostituendola con una copia eseguita dal fiorentino Pier Dandini.